|
DIARIO DI VIAGGIO IN EGITTO
di
Mauro Morelli
5/10
MITICA TEBE, ORA LUXOR Nuova
levataccia alle cinque di mattina per arrivare in tempo utile
per poter far parte dei 150 visitatori giornalieri ammessi
alla visita della tomba di Nefertari. Con il nostro pulmino
raggiungiamo quindi il punto di ingresso ai mitici siti archeologici
nascosti tra le montagne rocciose situate sulla sponda ovest
di Luxor. Scatto bruciante di Adriana per precedere alla biglietteria
la guida di un grosso pullman carico di turisti tedeschi e
..siamo
tra i 150 privilegiati della giornata! Ognuno di noi si è
costruito un itinerario di visita personalizzato e, per quanto
riguarda Grazia, Valentina e io, abbiamo deciso di limitare
la visita ad una tomba della Valle delle Regine ( visto che
siamo arrivati in tempo sarà la tomba di Nefertari),
a tre tombe della Valle dei Re da scegliere al momento e,
per finire, al grandioso tempio di Hatshepsut. In attesa dellapertura
dei siti e soprattutto in attesa di Franco che è dovuto
tornare in albergo a prendere la macchina fotografica dimenticata
( se fosse successo a qualcun altro chissà quante ne
avrebbe dette!), ci guardiamo intorno. Ai piedi della catena
di montagne splendidamente illuminate dal sole radente del
primo mattino, è adagiato un piccolo nucleo di povere
casette, colorate in varie sfumature di giallo, che chiede
di essere fotografato. Insieme a Stefania e a Valentina, la
cui compagnia mi rendeva più intraprendente nellavvicinare
le persone a scopo fotografico, mi avvicino al paese. Invitati
da una bambina, entriamo curiosi in una casetta e qui una
donna, fraintendendo qualche nostro gesto o parola, capisce
che vogliamo mangiare e fa il gesto di uccidere un coniglietto
vivo che teneva per le orecchie per potercelo cucinare: urla
di disperazione Valentina e, faticando non poco per far capire
che non vogliamo assolutamente mangiare, usciamo non senza
aver lasciato qualche lira a titolo di bascisc (mancia). A
piedi raggiungiamo le due gigantesche statue di Amenhotep
III, faraone del Nuovo Regno, che sembrano vigilare sulla
strada che conduce verso le montagne ove venivano sepolti
re e regine. Si tratta di due statue alte 18 metri raffiguranti
il faraone seduto, unici resti di un imponente tempio, chiamate
i Colossi di Memnone perché durante il periodo greco-romano
i "turisti" greci ritenevano che rappresentassero appunto
Memnone, re dEtiopia ucciso da Achille durante la guerra
di Troia. Tornato Franco con la macchina fotografica, entriamo
con il pulmino nellimmenso sito archeologico e raggiungiamo
la zona denominata Valle delle Regine perché vi sono
state trovate circa 75 tombe di regine e principesse della
XIX e XX dinastia e quindi risalenti al periodo doro
del Nuovo Regno, dal 1300 al 1155 a.C. Qui la visita alla
tomba della regina Nefertari, bellissima moglie di Ramses
II, si rivela subito meritevole della sveglia allalba
e dello sproporzionato costo del biglietto di ingresso: tre
tombe della Valle dei Re 20 L.E. e la sola Nefertari ben 100
L.E. Per fortuna che noi, essendo studenti con tanto di documento
di riconoscimento dellUnesco, godiamo della riduzione
del 50%! Questa tomba è stata scoperta nel 1904 - comunque
già profanata e depredata - da una missione archeologica
guidata dallitaliano Schiaparelli ed è aperta
al pubblico solo dal 1995, dopo anni di studi e di restauri
strettamente conservativi. La tomba, alla quale si accede
tramite una scala che scende a circa sette metri sotto terra,
è costituita da una anticamera quadrata con piccola
saletta annessa e dalla sala del sarcofago sorretta da quattro
pilastri. Le pareti sono interamente dipinte con scene a colori
stesi su un fondo bianchissimo che nonostante la scarsità
delle luci riesce quasi ad illuminare lambiente. Le
scene rappresentano Nefertari, sempre vestita da un abito
lungo bianco e trasparente, nellatto di compiere gesti
di omaggio agli dei e sono corredate da storie scritte con
centinaia di geroglifici e i soffitti delle varie camere sono
coperti da stelle su fondo blu. I dieci minuti di tempo che
abbiamo a disposizione per la visita della tomba passano in
un attimo, ma ci consentono quanto meno di avere una idea
della vivacità dei colori, dellarmonia dei disegni,
della straordinaria eleganza dei geroglifici che, mi rendo
conto, non possono essere considerati solo una scrittura ma
anche una forma darte grafica. Resta insoddisfatta la
solita voglia di leggere le storie e le scene raffigurate,
ma il guardiano ci chiama e dobbiamo uscire. Dalla Valle delle
Regine andiamo in pulmino, lungo una strada che costeggia
una superba catena di montagne rocciose sempre più
esaltate nel loro colore giallo-rosso dal salire del sole,
allingresso della Valle dei Re. Si tratta di una gola
larga e profonda che si addentra e si ramifica allinterno
di queste montagne dove i faraoni della 18°,19°
e 20° dinastia, con lintento poi rivelatosi
vano - di sfuggire alle continue razzie dei ladri di tombe,
decisero di farsi seppellire. Anche qui sono state scoperte
più di settanta tombe, ma solo cinque risultano oggi
aperte al pubblico. Gli ingressi alla maggior parte delle
tombe si aprono sul livello della strada e poi scendono sotto
la montagna per qualche decina di metri, tramite larghi corridoi
con pareti spesso piene di disegni e pitture, sino ad arrivare
alla sala del sarcofago. Altre tombe invece, sempre per una
maggior sicurezza, risultano scavate nella roccia, nascoste
in qualche anfratto che si apre lungo le pareti delle montagne.
In mezzo ad uno scenario fantastico percorriamo quindi lintera
tratto di strada che si addentra nella valle sino alla tomba
più lontana, quella di Thutmosi III, che essendo scavata
nel fianco di una parete di montagna a circa dieci metri di
altezza, raggiungiamo salendo per una ripida scaletta in ferro.
Una galleria lunga una trentina di metri ci porta allinterno
della montagna sino alla camera funeraria, anche questa decorata
ma non certamente a livello di quella di Nefertari, nella
quale si trova il sarcofago vuoto in arenaria rosa. Ripercorrendo
al contrario la strada della valle visitiamo quindi la tomba
di Ramses III e quella di Ramses VI. La prima è una
delle tombe più grandi ma non eccessivamente interessante,
mentre la seconda, che si estende per 83 metri sotto la montagna,
ha un corridoio ricco di piacevoli pitture murali. Tornati
alla luce del sole, ci rifocilliamo con un tè caldo,
e ci trasferiamo in pulmino sino al tempio funebre della regina
Hatshepsut in località Deir al-Bahri. Districandosi
tra le solite bancarelle di souvenirs e insistenti venditori
di immagini di dei egizi in finto basalto, ci troviamo in
un immenso spazio aperto, interrotto sullo sfondo da uno stupendo
semicerchio continuo di picchi di roccia calcarea color giallo
ocra, perfettamente allineate sulla cima; al centro della
base , quasi come se fosse parte integrante e naturale delle
montagne stesse, si apre un tempio dello stesso colore, costituito
da tre terrazze collegate da una rampa centrale di scale,
tutte scandite da un lungo porticato di pilastri quadrati.
Mi distraggo un attimo da questo scenario mozzafiato e leggo
sulla guida la storia della regina Hatshepsut, figlia di Thutmosi
I, che alla morte di questultimo ebbe la meglio sul
nipote del faraone, il futuro Thutmosi III, e si aggiudicò
il controllo del paese divenendo la prima donna-re della storia.
Quando, dopo 20 anni di regno caratterizzati da pace e prosperità,
la regina morì, le successe finalmente Thutmosi III,
il quale, per vendicarsi dei soprusi patiti, fece cancellare
con colpi di scalpello tutte le immagini di Hatshepsut dalle
pareti e dalle colonne del tempio funebre. Terminata così
la visita ai principali siti della sponda occidentale di Luxor,
torniamo in albergo e, tanto per non restare in ozio, noleggiamo
una feluca tipica imbarcazione a vela - per goderci
unora di rilassante navigazione lungo il Nilo fino al
tramonto del sole. Con il vento in poppa - si fa per dire
perché soffia solo una leggera brezza, comunque sufficiente
a far volare irrimediabilmente in acqua il cappellino con
i colori viola della Fiorentina di Mauro detto Mimmi lasciandolo
stordito per il resto della giornata raggiungiamo lisola
delle Banane sulla quale approdiamo pagando 5 L.E. a testa
per lattracco. E un isolotto privato, interamente
coperto da una ricca vegetazione di banani, aranci e mandarini
in fiore che riempiono laria di un profumo dolcissimo
e intenso. Durante il percorso di ritorno, effettuato contro
vento a zig-zag, assistiamo al tramonto del sole che sparisce
dietro la silhouette delle palme della riva occidentale del
Nilo mentre il cielo si colora di giallo e di rosso. Trascorriamo
lultima parte dellintensa giornata tra acquisti
di scarabei e cartigli doro, prenotazione biglietti
aerei per Abu Simbel, cambio valuta e cena allaperto
al ristorante Amon di Luxor. Il giorno successivo è
dedicato alla visita dei templi di Luxor. Al mattino raggiungiamo
a piedi il grande complesso dei templi di Karnak, situato
a circa un paio di chilometri a nord dal centro di Luxor,
dove abbiamo appuntamento con una guida locale. Qui ci troviamo
allinterno di un gigantesco complesso monumentale costituito
da cinte murarie, templi, piloni, cappelle, sale ipostile,
colonnati, cortili, obelischi e statue costruiti, smantellati,
modificati e decorati in un periodo di tempo di circa 1500
anni a partire dal Medio Regno, quando
il dio Amon era al centro del culto egizio, sino al Nuovo
Regno. Tutto questo insieme di costruzioni più o meno
integre e apparentemente disordinate, oltre a farmi meravigliare
ancora una volta delle incredibili capacità costruttive
di una civiltà risalente a circa 4000 anni fa, finisce
con il disorientarmi un po e, nonostante la presenza
e le spiegazioni della guida, non riesco a seguire un percorso
logico. Osservo le sfingi con la testa di ariete che fiancheggiano
il viale di ingresso; guardo incredulo gli altissimi piloni
che scandiscono il succedersi di grandi cortili; ammiro le
ormai consuete grandi statue in granito rosa di Ramses II;
mi perdo nella grande sala ipostila formata da una indimenticabile
foresta di un centinaio di gigantesche colonne di pietra con
capitello a forma di papiro; alzo lo sguardo verso la punta
degli obelischi risparmiati dai Romani e da Napoleone; mi
riposo sulle rive del lago sacro ove si purificavano i sacerdoti
di Amon e infine tento di ingraziarmi la fortuna, facendo
qualche giro intorno ad un grosso scarabeo in pietra. Dai
templi di Karnak ci trasferiamo in carrozza al tempio di Luxor,
anche questo dedicato ad Amon e attribuito al regno del faraone
Amenhotep III, il predecessore di Akhenaton e di Tutankhamon.
Anche qui viale delle sfingi con testa di donna, altissimo
pilone di 24 metri, due gigantesche statue del solito onnipresente
Ramses II con piccola figura della moglie Nefertari ai suoi
piedi, obelisco in granito rosa identico a quello portato
a Parigi in Place de la Concorde, grandi incisioni che mostrano
le vittorie del faraone e così via tra sale ipostile,
cortili con porticati, templi, cappelle e sacrari. Con il
dovuto rispetto, per oggi ci riteniamo abbastanza sazi dellarte
egizia e allora, dopo il tentativo di andare a visitare con
il nostro pulmino il villaggio di Armant sulla sponda ovest
del Nilo, non riuscito perché bloccati dalla polizia
che ci ha impedito di viaggiare senza scorta, preferiamo dedicare
il resto della giornata ad un più vivace giro per le
strade di Luxor alla ricerca di immagini da rubare e cose
da acquistare. Con Stefania e Valentina giriamo senza meta
distribuendo caramelle e bascisc a frotte di ragazzini, acquistando
direttamente da un sarto un paio di tipici pantaloni egiziani,
fotografando incredibili botteghe, facendosi fare un tatuaggio
di hennè sulle mani e concedendo ad un intraprendente
piccolo lustrascarpe di pulire le mie logore scarpe da barca
reduci da viaggi nei tre continenti. Stanchi della zona commerciale,
ci spostiamo sulla strada lungo il Nilo, sempre alla ricerca
di immagini, e infine andiamo sullaltra sponda utilizzando
un grosso barcone che svolge un servizio continuato di traghetto.
Nonostante il gran numero di persone che incessantemente vanno
e vengono da una sponda allaltra, noi vediamo solo un
piccolo nucleo di casette e ci fermiamo ad un bar a bere un
tè e a fare una partita a domino con alcuni egiziani.
Cena al buffet internazionale dellalbergo e poi nuovo
attraversamento in notturna del Nilo per andare a trovare
un italiano che da qualche tempo vive qui in Egitto. Due nostri
compagni, Eleonora e Stefano, lo avevano conosciuto occasionalmente
nel pomeriggio e avevano accettato il suo invito. Con una
certa difficoltà troviamo la sua abitazione in una
buia stradina. Si chiama G. N. giornalista in pensione, vive
da solo in una casetta sulla riva occidentale del Nilo e ha
scelto di vivere in Egitto perché è appassionato
di egittologia, sta scrivendo un libro sui misteri di questa
antica civiltà e, non ultimo, perché solo qui
può vivere decentemente con una pensione di 900.000
lire italiane. E un tipo strano, ha avuto cinque mogli,
ma nessuna ha resistito più di tanto; ha un paio di
figli che vivono a Roma più strani di lui; ha una mamma
che aveva provato a vivere qui ma dopo un mese se ne è
tornata a Roma disperata; ha sempre lavorato pochissimo, quel
tanto che bastava per sopravvivere e appena ha potuto se ne
è andato in pensione. Accettiamo volentieri un buon
caffè italiano e un martini, ma ci troviamo tutti daccordo
nel rifiutare lofferta di fumare uno spinello! Ha un
modo piacevole ed accattivante di raccontare le cose e se
non fosse per la stanchezza e il timore che magari il traghetto
del fiume possa interrompersi ad una certa ora della notte,
resteremmo volentieri ad ascoltare le sue storie. Ma il dovere
ci chiama e domani mattina la partenza è prevista per
le 6,45! Salutiamo Gianni e torniamo a Luxor senza problemi.
|
Continua
|
Viaggi Africa
I tuoi viaggi in Africa iniziano qui. Ghana, Burkina Faso, Mali, Sud Africa, Namibia, Senegal, Uganda, Niger e molto altro. E ricorda. Prima prenoti meno spendi (e in più sei sicuro di partire).
travel.cn.it |
|