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Nel primo capitolo... ...nel secondo... ...e nel terzo
La battaglia Etnie a Dakar Odori d'Africa Negritudine Goree I parchi
terza parte
Diario dal Senegal


di Roberto Barat
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Oppressione che, spostandosi di pochi chilometri da Dakar, in mezzo all'Atlantico, si palpa viva tra i vicoletti della splendida Gorèe, tanto dolce oggi per i suoi visitatori, quanto amara cento o duecento anni fa per i giovani africani catturati tra le tribù dell'interno. Ormai ridotti a schiavi qui venivano "raccolti" e poi imbarcati sulle navi in rotta per le americhe. Una tratta che costò al continente "duecento milioni di figli" come scrisse Senghor, ma che si tradusse in "soli" venti milioni di schiavi (tra cattura e trasporto morivano nove africani su dieci).
Tra le stradine sonnolenti di Gorèe ci si imbatte oggi in piccoli gruppi di turisti e giovani ragazzi senegalesi alla ricerca di tranquillità nella spiaggetta situata proprio sotto l'approdo del traghetto che da Dakar porta all'isoletta in circa trenta minuti.
Punto di partenza per i traffici leciti e illeciti dei colonizzatori che si sono contesi quest'isola per oltre trecento anni, Gorèe conserva intatta, per ora, un'atmosfera antica. Per ora, perché sono numerosi gli edifici in via di ristrutturazione. I proprietari delle vecchie case hanno fiutato l'affare e si stanno attrezzando per accogliere i turisti che arrivano sempre più numerosi.
Nell'attesa della trasformazione definitiva, i bambini salutano i turisti con la mano alzata, magari alla ricerca di una caramella, per riprendere subito dopo a giocare a pallone nelle piazzette che ogni tanto si aprono tra le piccole strade, tra i panni stesi ad asciugare al caldo sole atlantico e le cascate di bouganville che cadono dalla sommità di alte mura protettive.
Fa così una certa impressione visitare la casa di Nicolas Pépin, meglio conosciuta nel mondo come la Maison des esclaves, nel cuore della cittadella. Una casa anonima, dalle mura cremisi, con le sue piccolissime stanze che ospitavano anche trenta o quaranta schiavi alla volta. Schiavi in attesa dell'imbarco, che non avrebbero mai salito quelle scale che portavano ai piani alti dove Pépin viveva, se non nel lusso, almeno in un certo agio.
Ma, oltre a Dakar e alle belle spiaggie della Petite Côte e di Cap Skirring, a sud, nella Casamance, il Senegal è un Paese che ha molto da offrire al visitatore attento. Se volete gustarvi uno spaccato d'Africa ancestrale e state seguendo la Nazionale 1 che, da Dakar, porta verso il sud, non perdete M'Bour. Il suo fascino risiede soprattutto nel mercato del pesce, dove i filetti di "capitain" (quasi l'emblema della cittadina) vengono essiccati a sole o affumicati all'aria in un vortice di uomuni, colori e aromi che vi porterà indietro ne tempo. Da qui partono molte di quelle pinne di pescecane che si possono trovare poi nei menù dei ristoranti di Tokyo.
Verso l'interno si aprono poi scenari di pura Africa nera, poco pubblicizzati dalle guide turistiche e, forse anche per questo, di grande armonia ambientale. Un esempio per tutti è il Parco nazionale Niokolo Koba, quasi un milione di ettari che non hanno niente da invidiare, se non le più attrezzate strutture ricettive, al Masai Mara kenyota o al suo confinante tanzianiano, il Serengeti. È situato tra le regioni del Senegal Orientale e la Casamance, chiuso dalla Guinea a sud ovest, e dal fiume Gambia a sud est. Dichiarato riserva della biosfera dall'Unesco nel 1981, il Niokolo Koba offre una splendida visione sulla savana africana con leoni, leopardi, coccodrilli che formano la più grande riserva faunistica dell'Africa occidentale. Viene da chiedersi perché i tour operator italiani lo ignorino visto che in fatto di bellezza dei luoghi e quantità di animali potrebbe, da solo, valere il viaggio.
Il baobab
Col passare degli anni, il Baobab si spacca e, al suo interno, dà vita a enormi cavità che le antiche tribù senegalesi utilizzavano come stalle, magazzini eû tombe. Per non offendere la terra mischiandola agli spiriti dei morti, i defunti venivano appesi all'interno di queste cavità naturali. Una cinquantina di chilometri a sud di Dakar si apre una vera foresta di baobab, estesa su centinaia di chilometri quadrati. Tra i villaggi situati al suo interno sono visitabili alberi centenari che possono accogliere contemporaneamente 15-20 persone.
A proposito di flora e fauna, vale una deviazione anche il Parco Djoudj, 70 chilometri da Saint Louis, che, tra novembre e aprile, permette di assistere alla nidificazione dei pellicani. E che, lungo tutto l'inverno, accoglie in fase migratoria qualcosa come tre milioni di uccelli per oltre 400 specie differenti.
Così come vale una deviazione il Lac Retba, 40 chilometri da Dakar, meglio conosciuto come lago rosa. Ed è davvero rosa questo lago. Un particolare batterio, unica forma vivente delle sue acque, dona la particolare colorazione al lago. Salatissimo, in ogni litro delle sue acque vi sono disciolti circa 380 grammi di sale, il Lac Retba supera difficilmente i due metri di profondità. Se ci arrivate, fateci un bagno. Proverete la sensazione che deve vivere un tappo di sughero buttato nell'acqua. Grazie all'alto contenuto di sale, infatti, nelle acqua del lago Rosa è praticamente impossibile andare a fondo. E se poi il sale sulla pelle formerà una crosticina che tende a indurirsi man mano che si secca, niente paura. Basterà lavarsi a una delle numerose fontanelle che si trovano a pochi metri dalle sue rive. E dove l'acqua, che proviene dal sottosuolo confinante con il fondale del lago, è "miracolosamente" dolce e priva di sale.
Splendido contrasto con le dune desertiche del nord è, infine, la Casamance. Tempio vacanziero per turisti alla ricerca di relax marino, questa regione riserva, al suo interno, la visione di foreste maestose inframezzate da risaie e, soprattutto dallo sbocco del fiume che le dà il nome. Il delta del fiume Casamance si snoda in una miriade infinita di bracci d'acqua salmstra tra cui le mangrovie fanno a gara per accapparrarsi anche il più piccolo raggio di sole che riesce a penetrare tra i loro rami.



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