Africa
L'Africa di Continentenero Travel

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Un soffio nel nulla
Nell'Admer-Tadrart in Algeria/2

di Renato Civitico

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Ripercorro con la mente i giorni appena trascorsi e scopro improvvisamente di aver avuto molto tempo durante l’arco della giornata, da dedicare a me stesso. Le lunghe giornate trascorse in auto, la possibilità di osservare con tranquillità i luoghi e le piacevoli passeggiate sulle dune di sabbia all’imbrunire, hanno trasmesso calma alla mia mente. E non sempre è possibile conciliare i vari momenti della giornata con tutti gli stati d’animo che mi accompagnano in viaggio. La fatica fisica che provo e la tranquillità di questi luoghi, si mescolano assieme e mi fanno gioire di tutto quello che mi circonda. Sarà anche per questo piacevole clima che mi accompagna e per un cielo sempre azzurro sopra di me, ma il costante ripetersi di questa sensazione d’imperturbabilità, unita a questo paesaggio immutevole allarga i sensi. Non c’è altro da fare che osservare e pensare. Guardare senza preoccuparsi del tempo che trascorre inesorabile. E posso ammettere che nell’arco di una vita quotidiana ci sono sempre giornate trascorse a dipanare situazioni e momenti nei posti più insensati ed inusuali. E’ una giornata così tranquilla come oggi, si può ben impigliare anche in un paesaggio qualunque.
I Mauri, i Tuareg ed i Toubou sono gli abitanti del Sahara. I Mauri, la "gente delle nuvole", così chiamati per il continuo inseguimento delle rare piogge, sono gli abitanti della regione a nord della Mauritania e dell’ex Sahara spagnolo. I Tuareg, l’etnia più conosciuta e mitizzata sono gli abitanti della regione centrale del Sahara, mentre gli ultimi, i Toubou sono concentrati soprattutto nel massiccio del Tibesti, in alcune regioni del Ciad e nella parte orientale del Niger. Popolazioni quasi mai stanziali, nomadi sempre in cerca di pascoli e di pozzi d’acqua. Il nomadismo è il contrario della nostra vita quotidiana e rappresenta per un viaggiatore, il riappropriarsi della libertà e l’apertura verso nuovi spazi. Il fascino per questi abitanti, le loro semplici abitudini di vita e la curiosità per la loro storia, aumenta con il trascorrere dei giorni. E’ pur sempre un’immagine di vita che si contrappone alle mie abitudini quotidiane, e che genera entusiasmo nel riscoprire questa diversa possibilità d’essere. L’essenziale che si contrappone alla quantità, con la scoperta di potersi accontentare anche di quel poco che mi sono portato dietro. Ma è anche la scoperta di poter vivere lontano dal tutto il resto del mondo. Poco importa dell’ultima decisione presa dai vari capi di stato o la prossima scadenza che assilla la mente, qui conta solo risolvere il presente. Il nomadismo quindi assume il significato di libertà, perché il visitatore riesce a concentrarsi solo sul presente. Un uomo sale lentamente sulla cima della duna. Un uomo sale lentamente sulla duna con un turbante sulla testa per proteggersi dal sole. Ha le mani lungo i fianchi, i passi regolari e cammina con lo sguardo verso l’alto. Tutti possono vederlo mentre risale la cima e tutti stanno giù a guardarlo, perché sanno che tra poco arriverà dove ha deciso. Ecco è questa l’immagine che ho nella mente, l’immagine di un uomo che cammina nella quiete di un paesaggio che non ha voglia di finire. E domani ci attende un’altra giornata intensa, con una lunga pausa all’ora di pranzo, che sarà dedicata per fare quattro passi. E’ il solo esercizio fisico che c’è concesso durante tutto l’arco della giornata, ma assume un significato di felicità. Sulla sabbia si cammina faticosamente, ed i piedi non sempre trovano un terreno duro quando sprofondano nella sabbia. Bisogna allora esercitare uno sforzo sulle gambe per poter proseguire. Sulla cima di una duna non sai mai cosa troverai, puoi scoprire nuovi orizzonti o ritrovare lo stesso identico paesaggio che hai lasciato dietro di te. Puoi però andare ancora avanti, passeggiando tranquillamente nel silenzio che ti circonda. E domani sceglierò una bella cima da scalare e mi godrò l’aria d’alta quota, sperando che non mi faccia perdere la testa per le immagini che potrò scorgere.
In molti sostengono che durante un viaggio, bisognerebbe tenere un diario e la miglior cosa sarebbe scrivere gli avvenimenti che accadono giorno dopo giorno o ancor di più, ora dopo ora. Questo per non lasciarsi sfuggire le piccole sfumature o le grandi immagini che si presentano davanti a noi, ma anche per ricordare i piccoli fatti. Anche se talvolta non sembrano avere alcuna importanza, ma ci possono aiutare a ricordare. Ricordare. Ecco per esempio, quel paesaggio o quella colorazione così forte della sabbia, sarò ancora in grado di raccontarla, richiamandola alla mente per quello che mi ha dato? Già dopo alcuni giorni trascorsi in viaggio, occorre ripercorrere con la mente le giornate appena trascorse e determinare con esattezza l’estensione dei luoghi attraversati. Bisogna ricordare come ho visto questi luoghi, quello che ho provato e l’espressione delle persone che mi sono state accanto. Ecco, questa sera bisognerebbe raccontare anche questo vento …. ma questo è anche un grosso problema, perché quando si tiene un diario bisogna mettere dell’inchiostro sulla carta e qui è più difficile che altrove, perché dovrei dare
un significato a tutto ciò che mi circonda, e tutto quello che mi circonda non ha bisogno di essere raccontato. L’affermazione della supremazia della scrittura ha poco valore qui. Qui dove sembra che non accada nulla! Ma oggi ho scoperto che non corro di questi pericoli, perché mi sono accorto che mi sono entrate negli occhi gran parte di queste sensazioni. Durante la giornata è come un’istantanea percezione duratura di gioia! Perché è così che ti prende il deserto, ti prende già dal mattino quando hai ancora l’anima addormentata e ti pianta dentro un’immagine che nulla te la toglie più. E con quest’immagine puoi rimanere a pensare per ore ed ore...
"...Ma la grande lezione del deserto, le regole fondamentali da seguire nel suo approccio sono sempre la pazienza, l’umiltà, la sottomissione alla realtà. Esercizio salutare per l’orgoglioso primate uomo, che si lascia troppo spesso tentare dal considerarsi il centro del mondo e il re della creazione destinato a dominare un pianeta troppo spesso considerato una preda da saccheggiare senza tanti scrupoli più che una realtà da rispettare".
(Théodore Monod)

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