Africa
L'Africa di Continentenero Travel

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Introduzione

Capitolo primo

Capitolo secondo

Capitolo terzo

Capitolo quarto

Capitolo quinto

ERITREA:
LE FOTO

 

Le isole Dahlak - Eritrea
Un viaggio in Dancalia di Erminia Dell'Oro

Viaggi Africa
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Il ‘ristorante’ è costruito con canne, ci sono i lumi a petrolio, qualche tavolino, sedie.
La cena, capretto e angera, ci viene servita da una donna bella e altera, elegante nel semplice abito lungo. Altre ragazze, sedute su sgabelli, o in terra, macinano il caffè, già si sente il profumo. C’è una regalità naturale anche in queste donne di villaggi sperduti, una naturale riservatezza. Un bambino, sdraiato su una coperta, ci osserva. Vicino a lui un libro, un quaderno. Avevamo visto, poco prima, una scuola, un edificio in muratura, in mezzo al deserto. E ci eravamo immaginati i bambini, che il mattino, sbucando da chissà dove, vanno a scrivere e a leggere, con i loro quaderni, e le penne, così preziose da queste parti. E’ tardi, gli uomini non hanno voglia di montare le tende.
C’è posto per dormire, dice la signora, e indica ‘l’albergo’ all’aperto. Fuori dal ristorante sono allineate, sulla sabbia, circa trenta brande. Su alcune già dormono i viandanti. Ci sdraiamo sulle nostre, infilandoci nei sacchi a pelo. C’è vento, e si sta bene coperti. Avrei voglia di addormentarmi subito, ma l’incanto del cielo mi tiene sveglia. Non posso perdere la magica visione di questa notte. Siamo in un hotel a mille stelle, a milioni di stelle, l’albergo di Thio a cui tornerà spesso il pensiero. Non c’è luna, il buio è assoluto. Ma lassù la luminosità è straordinaria. Stelle e stelle, l’una accanto all’altra, le piccole, le grandi, le costellazioni, infiniti occhi lucenti così distanti e così vicini.
Scie luminose attraversano gli spazi per perdersi chissà dove, così come si perdono i desideri che vorremmo esprimere inseguendo le luci del cielo.
- Vorrei tornare a Thio – penso – sotto questo cielo-.
Ci si alza all’alba. Dopo il buon caffè preparato dalla signora, andiamo a fare un giro in paese. Entriamo in un negozietto, compriamo fute e bicchieri, bicchieri a poco prezzo ma decorati in oro, splendenti come quelli delle principesse delle Mille e una notte.
Si riparte, ancora deserto e costa e montagne, ancora sabbia e vento, scheletri di animali, struzzi e antilopi che fuggono.
Eccole finalmente le isole Krum. Quattro isolotti, due piccoli, gli altri due più grandi, non piatti, ma piccole montagne di terra lavica sul mare, non molto distanti dalla costa.
Si avverte che queste piccole isole non sono meta di turisti, si avverte un senso di tempo antico, guardandole, di rocce e mare incontaminati. Camminando sulla spiaggia, prima di mettere in mare i gommoni, vediamo lo scheletro di una grande tartaruga di mare, poi un’altra senza una pinna, dev’ essere morta da poco, forse attaccata da uno squalo. In poco più di mezz’ora arriviamo alle isole.
Un contrasto di colori, in tanta luce, la terra nera, il candore delle minuscole spiagge, il verde cupo del mare. Ci accoglie il richiamo delle aquile pescatrici, allarmate da presenze estranee. Vedremo i loro nidi, arrivando senza difficoltà in cima alle isole.
A piedi e a nuoto giriamo intorno ai due isolotti più grandi, ci immergiamo fra i piccoli e i grandi pesci variopinti che attraversano le praterie di corallo. Un altro mondo, là sotto, che sempre ci incanta. L’acqua è fresca, una temperatura diversa da quella del mare intorno alle isole Dhalak.

Quinta parte >