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Sui
monti del Medio Atlante viveva un tempo un magnifico felino: il leone
berbero o dell'Atlante (Panthera leo leo). Si distingueva dagli altri
leoni per la statura imponente, la criniera più scura, estesa,
folta e per la peluria nera che aveva sul petto e sull'addome. Anche il
pelo era più lungo e più scuro. Un maschio poteva pesare
oltre 220 kg e raggiungere 3 metri di lunghezza e un metro dÀaltezza al
garrese. Il leone berbero o di Barberia, per maestosità e bellezza,
può essere considerato il Re di tutti i leoni. La Sfinge di Giza
in Egitto riproducente il volto del faraone Cheope ha preso il corpo da
lui. E' anche il leone degli spettacoli negli anfiteatri romani. Il declino
di questa magnifica sottospecie sembra sia dovuto principalmente alla
massiccia deforestazione dell'Africa Settentrionale ad opera dei Romani
per far posto a pascoli e terreni agricoli. L'ultimo leone berbero è
stato purtroppo ucciso da un cacciatore in Marocco nel 1922. I sultani
del Marocco però avevano da tempo nei loro serragli un certo numero
di esemplari di leoni berberi. Il Re Maometto V (1909 - 1961) ne possedeva
30 nello zoo di Rabat. Molti scienziati si sono dedicati allo studio di
questo felino estinto mediante ricerche sugli scheletri, pelli ed esemplari
imbalsamati presenti in alcuni musei di storia naturale europei. Nel 1969
il dott. Von Vratislav Mazak dell'Istituto di Zoologia Sistematica Charles
University di Praga condusse uno studio comparato con altre sottospecie
su crani e pelli di leoni berberi conservati nei musei europei. Molto
importanti sono stati gli studi e le ricerche condotti dallo zoologo tedesco
prof. Leyhausen. Il prof. Helmut Hemmer dello zoo di Francoforte, nel
1974, condusse nello zoo di Temara (Rabat) un accurato studio sui tratti
somatici salienti di questa sottospecie di leone. In Italia del progetto
di conservazione e di recupero del leone berbero se ne sta occupando il
prof. Renato Mariani Costantini dellÀUniversità di Chieti. Ricercatori
e scienziati, con l'ausilio dei pochi leoni che avevano marcati tratti
distintivi dell'antica sottospecie, mediante selezioni ed incroci, stanno
cercando di ridare vita a quest'animale leggendario. Si è cosè
riusciti a ricostruire alcune decine di esemplari di leone berbero che
però gli somigliano solo esternamente, in quanto non sono geneticamente
uguali allÀoriginale. Due leoni, che sembrano ritornati dal passato come
i dinosauri di Steven Spielberg, sono Leonardo uno splendido esemplare
maschio di 20 anni padre di numerosi leoni nel Safari Park di Pombia (No)
sul lago Maggiore e Ringo che vive nel parco zoo di Falconara Marittima
(An). Gli studi comparati sui crani hanno anche appurato che la distanza
tra gli zigomi è più grande in questa sottospecie. Anche
il comportamento del leone Berbero era diverso dalle altre sottospecie.
Da quanto si può sapere dai primi colonizzatori dell'Africa del
Nord quest'animale viveva solitario e schivo nelle boscaglie; maschi e
femmine sÀincontravano solo durante la stagione degli amori. Avevano un
organizzazione sociale simile a quella dei leoni indiani (Panthera leo
persica). I leoni finora ottenuti sono simili al mitico leone dell'Atlante
solo d'aspetto, ma chissà che con il tempo non si riesca a ricostruire
l'intero patrimonio genetico, ridando così vita a questo mitico
animale! Certo, i felini, per la loro fierezza ed indipendenza e per il
fatto che preferiscono morire piuttosto che asservirsi completamente all'uomo,
non piacciono a tutti, ma hanno molti affezionati nel mondo; ne sono la
prova i numerosi siti internet a loro dedicati.
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