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Alla
scoperta del Marocco
2/6
di
Eno Santecchia
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L'oceano
Agadir si trova sulle rive dell'Atlantico, l'aria di montagna s'incontra
con l'oceano, conferendo un clima sano che permette il riposo e la rimessa
in forma fisica. Il clima è mitigato dalla brezza marina, la temperatura
in agosto rimane stabile sui 26°. Con una temperatura del genere,
a mio avviso, non occorrerebbe nemmeno l'aria condizionata, purtroppo
però è molto usata. E il clima è ideale soprattutto
per chi soffre il gran caldo. E' detta la Miami Beach del Marocco. Mi
dicono all'hotel che grazie all'inverno molto mite, questa ospitale cittadina
è meta dei turisti del Europa settentrionale. Ad Agadir si praticano
tennis, golf, sci nautico, paracadute ascensionale e pesca sportiva.
E' inoltre un'ottima base di partenza per le escursioni nell'entroterra
e nel deserto.
Veniamo avvertiti che la moneta locale è il dirham suddivisa in
100 centesimi, equivalente a 187 delle vecchie lire italiane. Si ricorda
inoltre di cambiare i dirham prima di partire, poiché è
proibita la loro esportazione e che il venerdì gli esercizi pubblici
gestiti da mussulmani sono chiusi, anche se nelle zone turistiche ciò
si avverte poco. In Marocco i telefoni cellulari funzionano; compare
la scritta "MOR ONPT GSM".
Il giorno dopo l'arrivo, il nostro tour-operator ha indetto un briefing
all'hotel La Kasbah per illustrarci il programma della settimana. Questo
hotel, completamente in stile arabo, è molto caratteristico. Nella
saletta riunioni c'erano delle foto autografate di personaggi illustri
che vi avevano soggiornato in passato: Elvis Presley, Raquel Welch, Paul
Newman e molti altri divi di Hollywood.
Il Carrubo
L'hotel Tikida Beach, della catena tedesca Iberotel, si trova a pochi
metri dalla spiaggia oceanica e a circa 15 minuti a piedi dal centro
di Agadir. Dispone di quattro ristoranti, tra i quali uno italiano, di
un centro di talassoterapia, di due campi da golf, di una discoteca interna
e di un'ampia piscina all'aperto. Nella piscina a forma di laghetto,
riscaldabile d'inverno, vi è un chiosco di legno con copertura
in fibre vegetali; si può accedere al bar anche dall'acqua, sedendosi
su degli sgabelli appoggiati sul fondo della piscina. L'hotel ha un ricco
programma sportivo: tornei di tennis, passeggiate, giri in bici dei dintorni,
jogging, ginnastica anche in acqua, tiro con l'arco, ecc...
L'albergo
era circondato da un bel giardino, non molto grande, ma ben tenuto e
curato, ricco di fiori, cespugli fioriti e pochi alberi. Un angolo soleggiato,
nei pressi del ristorante era riservato ai cactus e piante grasse. Un
giovane albero di Carrubo (Ceratonia siliqua), messo a dimora alla costruzione
dell'hotel (4 anni prima), indicava che la struttura aveva preso il nome
dal carrubo, Tikida in berbero. Nel parco dell'hotel, sufficientemente
sopraelevato per evitare le lunghe onde dell'oceano e il dislivello tra
alta e bassa marea, si snodavano ameni vialetti tra collinette artificiali
simili alle dune del deserto; sullo sfondo l'azzurro dell'oceano. Gli
uccelli cinguettavano canti melodiosi, si avvicinavano senza alcun timore
a beccare le molliche cadute nella terrazza della prima colazione.
Ammiro volentieri le palme perché è la pianta che più
di altre mi dà l'idea di viaggi, ferie e relax.
Nel parco c'erano alcune alte palme che però sembravano sofferenti.
Mi sono subito chiesto il perché! Qualcuno mi ha risposto che
la causa del loro malessere era la brezza salata dell'oceano. Ho scoperto
poi che le palme, provenienti dall'entroterra, erano state trapiantate
da adulte dopo la costruzione dell'hotel; non si erano quindi ancora
completamente acclimatate.
Una fontana con decorazioni berbere e con una cascata d'acqua ornava
l'ingresso del ristorante a buffet seminterrato. Nella serata berbera
un dromedario riposava nei pressi dell'ingresso del ristorante. Nella
sala da pranzo ammiro Fatima, la giovane e bella maÓtresse de maison
del ristorante ha i capelli neri, i lineamenti fini e si muove con eleganza
e disinvoltura. Ci consente di scattare una foto insieme nella fontana.
La spiaggia prossima all'hotel con sabbia fine e dorata è molto
lunga. Si nota subito la differenza tra il Mediterraneo e l'oceano, dove
le maree sono molto più alte e l'acqua è più fredda
e meno trasparente. Nella spiaggia dell'hotel vi sono ombrelloni di legno
robusti e pesanti; la parte superiore è costituita da fibre vegetali.
Somigliavano alle capanne degli indigeni nel cuore dell'Africa.
Fino alle ore 9.00 -10.00 del mattino il cielo era coperto.Sembravano
nuvole, suppongo derivanti dall'evaporazione di vapore acqueo dall'immensa
massa d'acqua dell'oceano a contatto con il continente africano. Per
certi versi ciò comprometteva purtroppo gran parte della mattinata.
Nelle guide dei migliori tour operator questo fenomeno è in ogni
modo segnalato.
Al mattino, la spiaggia era frequentata da chi passeggiava a piedi, a
cavallo e giocava a palla.
Divagazioni in riva all'oceano
Seduto sulla spiaggia dell'oceano, rifletto e immagino; la mia mente
è libera di pensare e di viaggiare superando le barriere dello
spazio e del tempo.
Cristoforo Colombo ha avuto certo un bel fegato ad affrontare l'immensità
di quest'oceano, senza sapere nulla di ciò che poteva aspettarlo
dall'altra parte. Sull'altra sponda c'è l'America del Nord, fin
dalla sua scoperta meta di europei in cerca di libertà di culto,
terra e lavoro.
Mi immagino il dolore e le sofferenze umane causate dal commercio triangolare
introdotto dai portoghesi. Navi cariche di oggetti di scarso valore,
tessuti alcool partivano dall'Europa dirette in Africa dove caricavano
schiavi da portare nelle Americhe. Lì venivano caricati zucchero,
tabacco, cotone e Rhum da riportare in Europa.
Vedo navi corsare inglesi, come la Golden Hind di sir Francis Drake,
all'arrembaggio dei galeoni spagnoli carichi d'argento provenienti dalle
miniere sud americane di Potosì.
Davanti a queste coste, nel 1800 - 1900, sono passati piroscafi carichi
di emigranti europei diretti in America del Sud in cerca di lavoro e
di fortuna come la Principessa Mafalda.
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