Alla scoperta del Marocco

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di Eno Santecchia


Escursione a Marrakech

Il mercoledÒ si parte alle ore 6.00 per un'escursione a Marrakech che comprendeva anche pranzo e serata berbera (costo 650 dirham a persona). Percorriamo circa 150 Km di strada ben tenuta ma senza banchina transitabile. La nostra guida Salah, diplomato al liceo turistico, indossa una tunica chiara detta "djellaba", il cartellino distintivo e calza un paio di babbucce.
Il Marocco dispone di una buona rete stradale, le strade anche se non eccessivamente larghe sono comunque ben tenute, il parco veicoli circolante sembra abbastanza funzionale. Nelle città e dintorni vi sono molti cantieri edili e stradali in opera. Ai lati del pullman scorrevano distese di palme, olive, mandorli, eucalipti, tamarindi.
Durante tutto il percorso, la nostra guida ci ha ampiamente illustrato la storia del paese con le diverse dinastie regnanti succedutesi nei secoli. Inoltre, ci ha raccontato un fatto davvero curioso e interessante! "Vedete questa pianta che somiglia all'olivo si chiama Argan, è tipica della zona, produce un frutto polposo simile ad una prugna, molto gradito alle capre. Quando il frutto è maturo le capre sono accompagnate nelle piantagioni di Argan e leste si arrampicano sugli alberi. Le capre ghiotte mangiano la polpa esterna e lasciano cadere il nocciolo, che quindi viene raccolto a terra senza alcuno spreco di energie. Non si ricorda che una capra sia caduta da un albero. Il nocciolo viene poi macinato in appositi frantoi e così si ottiene l'olio di Argan che si usa in dosi minime per condire, ma viene anche usato come decontrattante muscolare per i massaggi. Per ottenere un litro di olio di Argan occorrono 100 Kg di frutti; quindi, data la scarsissima resa, l'olio costa circa 50.000 lire al litro".
L'altopiano di Marrakech mi è sembrato fertile e coltivato. Marrakech costituisce una delle quattro città imperiali con Rabat, Fes e Meknes; il tour che le tocca tutte è lungo 1047 Km e richiede circa otto giorni di tempo.
In periferia della città visitiamo i giardini e il bacino della Menara, con il padiglione saadiano che si specchia nelle sue acque tranquille.
Arrivati a Marrakech, notiamo alcuni
dromedari sellati che pascolano; i proprietari attendono i turisti che vogliono fare la tradizionale passeggiata. I dromedari hanno l'aspetto di animali mansueti e, a differenza dei cavalli, riposano seduti: sulle zampe hanno, infatti, dei calli, dove si appoggiano a terra.
Attraversando la periferia di Marrakech, lungo la grande avenue de la Menara, la guida ci segnala che a destra vi è l'hotel Mamounia e ci dice: "E' l'hotel più lussuoso e costoso dell'Africa; qui hanno soggiornato numerosi capi di stato tra i quali Winston Churchill e alcuni presidenti americani". Notiamo che all'ingresso vi sono due guardie di servizio. Forse anche allora era ospite qualche personalità importante!
Sovrasta e domina la città il minareto della moschea Koutoubia alto 77 m. che, costruito nel XII sec. dagli Almohadi eguaglia in altezza le torri della cattedrale di Notre - Dame a Parigi. Sebbene via siano altri minareti più nuovi e dai colori più vivi, il simbolo della città è la Koutoubia.
Ecco Marrakech "la perla del sud", città risalente al IX sec. d.c., dai colori ocra e rosso al centro di un gran palmeto (150.000 alberi). E' circondata da oliveti, agrumeti e meli, i suoi bastioni murari color ocra dalle quali si stagliano verso il cielo altissime palme, sullo sfondo le cime innevate dell'Alto Atlante. La cinta muraria, dichiarata patrimonio dell'umanità dall'Unesco, misura 12 chilometri di lunghezza e 7 metri d'altezza. La città, che si stende ai piedi dell'Alto Atlante, fu fondata nel 1062, ma raggiunse il maggior splendore sotto gli Almohadi. Attrasse numerosi scienziati e poeti tra cui il famoso Averroé, filosofo e giurista arabo celebre per i commenti sugli scritti aristotelici, che vi morì nel 1198.
Da sempre nobili e benestanti sofferenti di problemi respiratori hanno trascorso qui qualche periodo, beneficiando del clima salubre perché molto asciutto. Anche per questa sua peculiarità vi è un notevole afflusso di turisti tutto l'anno.
Passiamo a piedi sotto la porta Aguenaou, la più antica delle dieci porte della città per recarci in visita alle tombe saadiane, che a dir la verità mi sono apparse un po' spoglie.
Il Palazzo Bahia è stato costruito da Ahmed el Mansour, sovrano che ha garantito al paese grande ricchezza, in stile arabo-moresco con materiali preziosi, tra i quali marmo di Carrara che è stato scambiato con carichi di zucchero. L'ampio cortile e il loggiato con pavimenti di marmo e piastrelle erano destinati alle concubine del sultano. Immagino il palazzo all'epoca di maggior splendore, il vociare, i pettegolezzi, fascino e i colori delle belle concubine; così mi è sembrato vuoto! Abbiamo poi ammirato le rigogliose piante di banane, aranci e profumati gelsomini del giardino Andaluso. Proseguiamo la visita della bellissima cittàimperiale entrando nei vicoli stretti ed affollati dei souk, dove si mescolano i più svariati odori a mille colori. I souk sono divisi per mestieri e corporazioni, gli artigiani possiedono botteghe molto piccole e strette, così la maggior parte di loro lavora sui vicoli, impegnandoli in parte. Per esempio i fabbri, usavano la forgia all'interno, ma usavano la saldatrice elettrica sul marciapiede dove transitavano le persone. Invece caratteristica della corporazione dei tintori erano i capi d'abbigliamento appena tinti, stesi ad asciugare e i recipienti con le tinte un po' dappertutto. Si possono trovare venditori di qualsiasi tipo di merce. Questo è il più pittoresco e caotico souk che abbiamo mai visto, infatti, quello di Tunisi al confronto sembrava un ordinato mercato europeo.

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