Niger. Air Teneré, le piste del silenzio

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di Davide Bergami e Antonella Bergonzoni
Viaggio effettuato dal 22/11/2003 al 01/12/2003

Proseguendo fra picchi vulcanici e kori, prima del villaggio di Elmeki, attraversiamo un territorio arido e desolato, dove il suolo è cosparso da migliaia di sassi di varie dimensioni, neri come la pece, che paiono precipitati disordinatamente qua e là. Sembra un’immagine provenire direttamente dal pianeta rosso, in realtà siamo in terra nigerina.
Percorriamo talvolta a fatica ripide e tortuose piste; qui le parti meccaniche dei fuoristrada sono messi a dura prova, per poterci addentrare in questo microcosmo unico nel suo genere.
Ancora verso nord, superando il massiccio dell’Adrar Egalah e proseguendo lungo il kori Assodé, costeggiamo il sito dove era ubicata l’antica capitale omonima e centro carovaniero e commerciale; oggi, accanto alle sue suggestive rovine, gravitano numerose famiglie nomadi. Attraverso il kori Zilalet, ci dirigiamo verso est per raggiungere la piccola oasi di Tchihn-n-Toulous, ultime verdi coltivazioni prima dell’arido ambiente dell’Air settentrionale.
Tchihn-n-Toulous è un piccolo villaggio Tuaregh; abitato dai Kel Owey; qui l’acqua del pozzo è veramente buona, consentendo così di ripristinare le nostre scorte oramai esaurite. La sosta per il pranzo viene fatta in genere all’ombra delle grandi acacie, dove di solito ci tengono compagnia i bambini Tuaregh di qualche accampamento vicino. Vengono improvvisati piccoli mercatini ricchi di vari articoli fatti a mano come orecchini, collane, oggetti in pietra saponaria, ma soprattutto le magnifiche e caratteristiche croci Tuaregh.
Dopo il pranzo ci attende il fatidico magico rituale del the; un rito antico che è rimasto immutato con il passare dei secoli. Il the nel deserto viene servito per tre volte in piccoli bicchierini di vetro; è un the scuro, schiumoso e dal sapore forte. Le teiere sono generalmente tre, molto colorate e messe a turno sulla brace per fare ribollire l’acqua; senza perdere una goccia e con un abile gioco di mano il the viene passato da una teiera all’alta e miscelato con lo zucchero. Ed ecco pronto il primo the, "amaro come la morte", poi viene aggiunta altra acqua alle foglie che hanno già dato e con solo un pizzico di nuovo the, qualche fogliolina di menta ed altro zucchero, ecco pronto il secondo "forte come la vita". Infine ancora acqua, tanto zucchero e tanta menta, ed ecco il terzo the "dolce come l’amore". Questa consuetudine si ripete immancabilmente sia nel dopo pranzo che alla sera sotto il cielo stellato; ci vuole tempo per farlo, ma il tempo non manca mai nel deserto.
La discesa verso il Ténéré la si intraprende percorrendo per tutta la sua lunghezza l’ampio kori Zagado, incassato tra il massiccio del Takolokuzet a est e i monti Taghmer a ovest. Nella parte terminale del kori, che si allarga come una vera e propria foce fra le grandi dune, un evidente affioramento della falda permette la crescita di una vegetazione abbastanza sostenuta. Siamo nella piana di Kogo, dove posiamo il secondo campo; qui nomadizzano alcune famiglie dei Kel Tedele, ceppo Tuaregh tra i meno meticciati del Niger, che ci accolgono con la loro usuale gentilezza. Le tende vengono posate vicino all’accampamento di Iussuf, un Tuaregh che vanta un’amicizia decennale con Piero Ravà; abbiamo così l’opportunità di conoscere lui e la sua famiglia, donargli qualche maglia di lana e un po’ di collirio e comperare un piccolo capretto del suo gregge, che sarà la nostra cena per il giorno seguente. A volte basta veramente poco per dare sollievo a gente che non ha accesso a nessun presidio sanitario; medicine e medicamenti che per noi possono essere banali, sono in molti casi risolutivi.

Questi Tuaregh, pur vivendo vicino ad Agadez...>>>

 

 

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