Mi stavo distrattamente servendo da uno dei tanti banconi di un supermercato
di Milano, ero indeciso tra degli gnocchi alla romana precotti, preconfezionati,
fortunatamente non premangiati e digeriti o delle lasagne che avevano subito
lo stesso trattamento.
Era il tipico tardo pomeriggio post lavorativo meneghino. Fuori pioveva,
il cielo non aveva assolutamente un aspetto primaverile, una interminabile
fila di macchine si dirigeva lenta e strombazzante verso lÑimbocco della
tangenziale.
Di fianco avevo altri due o tre giovani scapoli che probabilmente qualche
ora prima avevano deciso con maggior rapidità a quale azienda far
cessare l'attività revocando il reddito bancario ed ora si notava
chiaramente che avevano atroci dubbi su cosa comperare per il pasto serale.
Se eravamo fortunati saremmo arrivati tutti a casa per l'ora di cena.
Appena fuori del supermercato dovevo stare attento a non farmi innaffiare
dal frustrato automobilista delle 19:00 che approfittava della solita pozza
d'acqua che si formava all'incrocio.
Eccola... è lei... prendeva tutta la strada, ma non era la pozza
che stavo ricordando qualche attimo prima, mentre soprappensiero percorrevo
la strada che mi riportava a casa. Era più larga. Più fangosa... ma in assoluto più pulita e rara rispetto a quelle di qualche
anno prima !!!
Era una delle tante pozze o meglio, passaggi di torrenti effimeri,
che si formavano repentini e nella stessa maniera sparivano durante la
stagione delle piogge in Namibia.
Una rapida valutazione senza diminuire la velocità, volante
saldamente impugnato, sicuro del veicolo e del suo temporaneo peso, entravo
e uscivo creando baffi come un pilota di rally durante una prova al cronometro.
Il motore non borbottava... Bene... Le cuffie che isolavano candele e
pipette tenevano ancora.
Non avevo più il completino di fresco lana color grigio confindustriale,
ma un paio di calzonacci che avevano tutti i segni delle intercorse attività
di rifornimento in città, non più Church stringate, ma anfibi
di tela, non guidavo più la spider, ma una jeep furgonata con circa
una tonnellata e mezza di acquisti, ma era inevitabile che ogni tanto la
mente rinfrescasse ricordi poi così non lontani.
Finalmente era arrivata, rapidissimo il fronte era comparso all'orizzonte
e anche se riusciva difficile crederlo, lo aveva coperto quasi tutto. Dopo
poco avevo visto colonne d'acqua precipitare dal cielo e, strano a dirsi,
avevo iniziato a strillare dalla gioia, un poi come quei matti che si incontrano
qualche volta sul metro o nei tram.
Comprensibile essere felici di veder piovere in un paese che annovera
una media di 350 giorni assolati all'anno, anche se la felicità
fa scordare i problemi che questo tipo di precipitazioni possono comportare
a chi si trova in viaggio. Ed io lo ero !!!
Stavo concludendo il solito viaggio settimanale di circa 400 km. di
strada sterrata... paragonabili alle oramai rarissime strade bianche ancora
esistenti in Toscana, per fare la spesa, media di veicoli presenti sullo
stesso percorso, cinque, contando anche quelli che avevo visto procedere
in senso inverso. Mi ero già fermato a bloccare i mozzi delle ruote
anteriori, onde evitare di farlo sotto la pioggia, ora si trattava di accendere
i fari, innestare la trazione 4x4 e sperare che i tergicristalli funzionassero
visto che l'ultima volta che erano stati usati era stato durante le piogge
dell'anno precedente.
La pioggia aumentava ed iniziava a riempire i vari rigagnoli e le corsie
di scolo laterali alla strada. Stavo già pensando che forse mi sarebbe
toccato fermarmi ed aspettare che spiovesse durante la notte quando, dietro
ad una curva si presentò un affossamento con due chilometri di strada
allagata.
E' sempre consigliabile in questi frangenti fermarsi, togliersi scarpe
e calzini e percorrere al centro della carreggiata tutto il tratto sommerso,
saggiare forza della corrente, consistenza del manto stradale e altezza
dellÑacqua. Se queste tre variabile hanno valori accettabili (non si sprofonda
fino alla caviglia nel fango, non si tende ad essere portati via dalla
corrente, lÑacqua non supera il ginocchio) uno si può avventurare
oltre, sennò meglio mettersi il cuore in pace e godersi la pioggia
e lo scorrere del fiume.
Tutto bene, i valori erano accettabili, ma questa volta conveniva svestirsi
dei panni del rellista e procedere a velocità moderata. Non è
piacevole passare una nottata in macchina, immaginiamoci a mollo ed in
mezzo ad un fiume che potrebbe trascinarti qualche chilometro a valle.
Mancavano ancora 70 chilometri a casa ed avevo a disposizione ancora
5 ore di luce, confidavo di arrivare, come qualche anno prima, al desco
per lÑora giusta.
UnÑaltra curva, un altro guado, ma questa volta non ero da solo. Una
berlina si era impantanata dopo un centinaio di metri sul lato a valle
della strada, che solo apparentemente doveva essere apparso più
sicuro.
I due sfortunati, quasi sicuramente europei, erano accovacciati sul
tetto della macchina, senza un motivo apparente. Pioveva, mi tolsi scarpe
e calzini e mi avviai per vedere cosa era successo, in Namibia è
buona regola di non lasciare mai nessuno nei pasticci per la strada. Erano
una coppia di sposini inglesi, in quella posizione statica da circa due
ore, non avevano rispettato neanche una delle tre regole dÑoro, ed ora
stavano probabilmente maledendo il loro viaggio di nozze.
Mi offri di trainarli fuori, anche se avevo dei seri dubbi di riuscire
a riportarli al centro della carreggiata, infatti, non impiegai nemmeno
due minuti per trovarmi nelle loro stesse condizioni, bravo Roberto!
Ora dovevo veramente pianificare una notte da solo all'addiaccio, anche
perché nel frattempo era arrivato un pulmino che si era offerto
di caricarci tutti e trasportarci alla prima fattoria, ma purtroppo il
sottoscritto non poteva lasciare in mezzo alla strada una tonnellata e
mezzo di rifornimenti: anche in Namibia la fiducia ha dei limiti. Loro
erano partiti alla ricerca di una strada alternativa ed io mi ero completamente
denudato per poter lavorare meglio alle ruote intrappolate dal fango, mantenendo
i vestiti asciutti per la notte.
Avevo iniziato a lavorare da circa tre ore... è il sole era oramai
basso sullÑorizzonte, ed ad ogni grosso masso che cercavo di incastrare
sotto i pneumatici, pensavo depresso al giudizio espresso dal guidatore
del pulmino... "da qua non esci se no ti tira fuori un bulldozer o un trattore".
Doveva andare bene al primo colpo... Dovevo evitare a tutti i costi
di affondare ulteriormente, così lavoravo completamente sdraiato
nell'acqua, nudo come un verme a posizionare il crick , tirare su di pochi
centimetri il fuoristrada, togliere la pietra precedentemente posizionata
da sotto i pneumatici ed infilandone una più grossa, verificando
che il telaio poco a poco non toccasse più il troppo soffice manto
stradale. Fortuna volle che nelle tre ore passate nellÑacqua, il livello
di quest'ultima si abbassasse, per cui non tutta la terra che toglievo
a mano da sotto la macchina tornava ad occupare la sede originale.
Ero pronto, tremante, ma pronto. La jeep si accese, ero così
infossato che abbandonai l'idea delle 4x4 normali e passai direttamente
alle ridotte.
Non slittava, questo era già un buon segno, ma non si muoveva
di un centimetro. Avevo paura di pigiare troppo, se avesse ripreso a girare
a vuoto, avrebbe significato tre ore di bagno buttate al vento. Dopo un
ulteriore tentativo dolce e moderato decisi di rischiare; portai il motore
quasi fuori giri e staccai di botto la frizione. Feci un salto di 30 cm.
E mi ritrovai ad innestare rapidamente le marce successive per evitare
ulteriori fuori giri! Avrei fatto una doccia e avrei dormito al caldo.
Non impiegai più di mezzora per raggiungere i nostri vicini, mi
fermai per avvertire casa che ero vivo, bere una birra e farmi una grossa
risata su tutte le maledizioni che avevo tirato. Mentre ero ancora in loro
compagnia, arrivò il pulmino, sorpresi il guidatore del pulmino
e misi a disposizione della coppia di sposini l'unica valida alternativa
per la notte: una delle stanze della guest farm. In vista della casa la
coppia mi chiese se dopocena potevo riaccompagnarli alla macchina per recuperare
perlomeno parte dei bagagli. Li guardai e dissi, pensando alla pozza vicina
al supermercato milanese, datemi l tempo per una doccia e poi si
riparte!
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