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Piogge Namibiane
di Roberto Scarafia


Mi stavo distrattamente servendo da uno dei tanti banconi di un supermercato di Milano, ero indeciso tra degli gnocchi alla romana precotti, preconfezionati, fortunatamente non premangiati e digeriti o delle lasagne che avevano subito lo stesso trattamento.
Era il tipico tardo pomeriggio post lavorativo meneghino. Fuori pioveva, il cielo non aveva assolutamente un aspetto primaverile, una interminabile fila di macchine si dirigeva lenta e strombazzante verso lÑimbocco della tangenziale.
Di fianco avevo altri due o tre giovani scapoli che probabilmente qualche ora prima avevano deciso con maggior rapidità a quale azienda far cessare l'attività revocando il reddito bancario ed ora si notava chiaramente che avevano atroci dubbi su cosa comperare per il pasto serale.
Se eravamo fortunati saremmo arrivati tutti a casa per l'ora di cena. Appena fuori del supermercato dovevo stare attento a non farmi innaffiare dal frustrato automobilista delle 19:00 che approfittava della solita pozza d'acqua che si formava all'incrocio.

Eccola... è lei... prendeva tutta la strada, ma non era la pozza che stavo ricordando qualche attimo prima, mentre soprappensiero percorrevo la strada che mi riportava a casa. Era più larga. Più fangosa... ma in assoluto più pulita e rara rispetto a quelle di qualche anno prima !!!
Era una delle tante pozze o meglio, passaggi di torrenti effimeri, che si formavano repentini e nella stessa maniera sparivano durante la stagione delle piogge in Namibia.
Una rapida valutazione senza diminuire la velocità, volante saldamente impugnato, sicuro del veicolo e del suo temporaneo peso, entravo e uscivo creando baffi come un pilota di rally durante una prova al cronometro.
Il motore non borbottava... Bene... Le cuffie che isolavano candele e pipette tenevano ancora.
Non avevo più il completino di fresco lana color grigio confindustriale, ma un paio di calzonacci che avevano tutti i segni delle intercorse attività di rifornimento in città, non più Church stringate, ma anfibi di tela, non guidavo più la spider, ma una jeep furgonata con circa una tonnellata e mezza di acquisti, ma era inevitabile che ogni tanto la mente rinfrescasse ricordi poi così non lontani.
Finalmente era arrivata, rapidissimo il fronte era comparso all'orizzonte e anche se riusciva difficile crederlo, lo aveva coperto quasi tutto. Dopo poco avevo visto colonne d'acqua precipitare dal cielo e, strano a dirsi, avevo iniziato a strillare dalla gioia, un poi come quei matti che si incontrano qualche volta sul metro o nei tram.
Comprensibile essere felici di veder piovere in un paese che annovera una media di 350 giorni assolati all'anno, anche se la felicità fa scordare i problemi che questo tipo di precipitazioni possono comportare a chi si trova in viaggio. Ed io lo ero !!!
Stavo concludendo il solito viaggio settimanale di circa 400 km. di strada sterrata... paragonabili alle oramai rarissime strade bianche ancora esistenti in Toscana, per fare la spesa, media di veicoli presenti sullo stesso percorso, cinque, contando anche quelli che avevo visto procedere in senso inverso. Mi ero già fermato a bloccare i mozzi delle ruote anteriori, onde evitare di farlo sotto la pioggia, ora si trattava di accendere i fari, innestare la trazione 4x4 e sperare che i tergicristalli funzionassero visto che l'ultima volta che erano stati usati era stato durante le piogge dell'anno precedente.
La pioggia aumentava ed iniziava a riempire i vari rigagnoli e le corsie di scolo laterali alla strada. Stavo già pensando che forse mi sarebbe toccato fermarmi ed aspettare che spiovesse durante la notte quando, dietro ad una curva si presentò un affossamento con due chilometri di strada allagata.
E' sempre consigliabile in questi frangenti fermarsi, togliersi scarpe e calzini e percorrere al centro della carreggiata tutto il tratto sommerso, saggiare forza della corrente, consistenza del manto stradale e altezza dellÑacqua. Se queste tre variabile hanno valori accettabili (non si sprofonda fino alla caviglia nel fango, non si tende ad essere portati via dalla corrente, lÑacqua non supera il ginocchio) uno si può avventurare oltre, sennò meglio mettersi il cuore in pace e godersi la pioggia e lo scorrere del fiume.
Tutto bene, i valori erano accettabili, ma questa volta conveniva svestirsi dei panni del rellista e procedere a velocità moderata. Non è piacevole passare una nottata in macchina, immaginiamoci a mollo ed in mezzo ad un fiume che potrebbe trascinarti qualche chilometro a valle.
Mancavano ancora 70 chilometri a casa ed avevo a disposizione ancora 5 ore di luce, confidavo di arrivare, come qualche anno prima, al desco per lÑora giusta.
UnÑaltra curva, un altro guado, ma questa volta non ero da solo. Una berlina si era impantanata dopo un centinaio di metri sul lato a valle della strada, che solo apparentemente doveva essere apparso più sicuro.
I due sfortunati, quasi sicuramente europei, erano accovacciati sul tetto della macchina, senza un motivo apparente. Pioveva, mi tolsi scarpe e calzini e mi avviai per vedere cosa era successo, in Namibia è buona regola di non lasciare mai nessuno nei pasticci per la strada. Erano una coppia di sposini inglesi, in quella posizione statica da circa due ore, non avevano rispettato neanche una delle tre regole dÑoro, ed ora stavano probabilmente maledendo il loro viaggio di nozze.
Mi offri di trainarli fuori, anche se avevo dei seri dubbi di riuscire a riportarli al centro della carreggiata, infatti, non impiegai nemmeno due minuti per trovarmi nelle loro stesse condizioni, bravo Roberto!
Ora dovevo veramente pianificare una notte da solo all'addiaccio, anche perché nel frattempo era arrivato un pulmino che si era offerto di caricarci tutti e trasportarci alla prima fattoria, ma purtroppo il sottoscritto non poteva lasciare in mezzo alla strada una tonnellata e mezzo di rifornimenti: anche in Namibia la fiducia ha dei limiti. Loro erano partiti alla ricerca di una strada alternativa ed io mi ero completamente denudato per poter lavorare meglio alle ruote intrappolate dal fango, mantenendo i vestiti asciutti per la notte.
Avevo iniziato a lavorare da circa tre ore... è il sole era oramai basso sullÑorizzonte, ed ad ogni grosso masso che cercavo di incastrare sotto i pneumatici, pensavo depresso al giudizio espresso dal guidatore del pulmino... "da qua non esci se no ti tira fuori un bulldozer o un trattore".
Doveva andare bene al primo colpo... Dovevo evitare a tutti i costi di affondare ulteriormente, così lavoravo completamente sdraiato nell'acqua, nudo come un verme a posizionare il crick , tirare su di pochi centimetri il fuoristrada, togliere la pietra precedentemente posizionata da sotto i pneumatici ed infilandone una più grossa, verificando che il telaio poco a poco non toccasse più il troppo soffice manto stradale. Fortuna volle che nelle tre ore passate nellÑacqua, il livello di quest'ultima si abbassasse, per cui non tutta la terra che toglievo a mano da sotto la macchina tornava ad occupare la sede originale.
Ero pronto, tremante, ma pronto. La jeep si accese, ero così infossato che abbandonai l'idea delle 4x4 normali e passai direttamente alle ridotte.
Non slittava, questo era già un buon segno, ma non si muoveva di un centimetro. Avevo paura di pigiare troppo, se avesse ripreso a girare a vuoto, avrebbe significato tre ore di bagno buttate al vento. Dopo un ulteriore tentativo dolce e moderato decisi di rischiare; portai il motore quasi fuori giri e staccai di botto la frizione. Feci un salto di 30 cm. E mi ritrovai ad innestare rapidamente le marce successive per evitare ulteriori fuori giri! Avrei fatto una doccia e avrei dormito al caldo. Non impiegai più di mezzora per raggiungere i nostri vicini, mi fermai per avvertire casa che ero vivo, bere una birra e farmi una grossa risata su tutte le maledizioni che avevo tirato. Mentre ero ancora in loro compagnia, arrivò il pulmino, sorpresi il guidatore del pulmino e misi a disposizione della coppia di sposini l'unica valida alternativa per la notte: una delle stanze della guest farm. In vista della casa la coppia mi chiese se dopocena potevo riaccompagnarli alla macchina per recuperare perlomeno parte dei bagagli. Li guardai e dissi, pensando alla pozza vicina al supermercato milanese, datemi l tempo per una doccia e poi  si riparte!