Sal (Capo Verde): una terra, un sogno
di Marina Binda


Soltanto oggi ho il tempo di scrivere qualcosa sul viaggio appena trascorso alle splendide isole di Capo Verde, dopo un pomeriggio occupato a fare lavatrici ed a mettere in ordine i ricordi ed i regali riportati in città. Ed ora sono qui, sul terrazzino di casa, intenta a godermi l’ora più bella del giorno, quella in cui il sole è tramontato ma c’è ancora luce. Un momento magico ma fugace, come tutte le cose belle, ivi compresa la gioventù.
Poiché la sintesi non è il mio forte, non so da che parte cominciare.
Forse conviene iniziare dalla compagnia: Gianluca, mio marito, il grande amore della mia vita, compagno di cammino e di croce, nonché due mie colleghe molto care, Rosi ed Ivana, con le quali avevo già condiviso, per fortunata casualità, svariati viaggi ben riusciti. Dopo qualche incertezza ed indecisione, e dietro mia insistenza, le mie due amiche hanno deciso di condividere quest’avventura capoverdiana insieme a noi.
Abbiamo dormito in due stanze doppie al Djadsal Holiday Club, ma non sono in grado di raccontare alcunché sull’attività di animazione del villaggio in quanto siamo quasi sempre stati all’esterno. Quello che posso dire è che si mangia piuttosto bene, tenuto conto che siamo andati durante la settimana di ferragosto e che il cuoco ha dovuto cucinare per circa 600 persone. Inoltre, la struttura dispone di una spiaggia meravigliosa e di una bella piscina di acqua salata, piuttosto affollata, dato il periodo. Le camere in cui eravamo alloggiati fanno parte di un corpo centrale e sono fornite di aria condizionata. Ho sentito dire che i bungalow ne sono sprovvisti e ciò forse rende preferibile la nostra scelta, in verità obbligata, in quanto erano le ultime camere disponibili. Devo peraltro precisare, in tutta sincerità, che prima facie la maggior parte degli ospiti presenti a ferragosto, sembrava coltivare interessi piuttosto differenti dai nostri e ciò ci ha fortemente orientati verso l’esterno.
Sal è un’isola affascinante. Ciò che colpisce immediatamente è l’uniformità del paesaggio assolutamente piatto, come appunto testimonia l’originario nome Ilha Lhana, che significa isola piana. L’attuale nome, Sal, fu ideato dai portoghesi e si riferisce alla produzione del sale, fiorente nell’ottocento e nei primi decenni del novecento, ma oggi del tutto abbandonata.
Il giorno in cui abbiamo noleggiato un fuoristrada –prediligendo una compagnia locale rispetto alla Avis o alla Hertz, avendo deciso di contribuire, seppur in microscopica parte, all’economia del luogo- abbiamo constatato, de visu, l’assoluta omogeneità del territorio, assolutamente brullo e pianeggiante.
La più bella spiaggia dell’isola si chiama Santa Maria dall’omonimo centro urbano, e si estende per circa dieci chilometri, sino a ad una punta, detta Punta Preta, ove due diverse correnti marine si incontrano creando un effetto ondoso davvero particolare, tanto da essere prediletto, durante la stagione secca, dai surfisti di tutto il mondo.

continua

 

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