Africa
 

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Nel primo capitolo... ...nel secondo... ...e nel terzo
Roma-Bamako Sul Niger A Djennè I Dogon I villaggi 169 alunni

Diario dal Mali seconda parte
di Renato Civitico


Ma la giornata non finisce qui, perché questa è solo una tappa d'avvicinamento, oggi sono diretto a Djenné e al suo famoso mercato che, dicono, sia il più bello del Mali. C'è un'enorme moschea di fango, nella piazza di Djenné e tutt'intorno un gran commercio. Un mercato colorato, gioioso e vivo di luce propria. Mille colori, mille persone e mille oggetti esposti lungo la via. Gente che passa, compra, parla, e poi si siede a osservare il mondo attorno a se, perché oggi l'universo è qui. E' tutto racchiuso in questa piazza del mercato dove le varie popolazioni si ritrovano. Sono arrivato tardi, ma non appena ho parcheggiato il mezzo mi sono immerso tra la gente, e ho percorso subito la strada principale, quella che porta alla moschea. Attorno a me persone e bancarelle, c'è chi vende, e c'è chi acquista. Odori, spezie, carne, verdure e gente, tanta gente tutt'intorno. Il lunedì c'è il mercato a Djennè, ed è il giorno dalle tinte forti. Puoi trovare uomini, donne e bambini, ognuno con i propri abiti tipici o con i propri oggetti in mano, ognuno con il proprio dialetto e ognuno con la sua storia. I colori principali sono il giallo, il verde, e l'arancione, ma anche il blu e il marrone sono presenti nell'aria. Se si percorre una via attorno alla moschea ci si ritrova nella città vecchia. I vicoli, le case e i muri sono di fango, è un'immersione nella vita quotidiana, una strada di odori e di voci. Dal tetto di un palazzo, si può osservare per ore e ore la vita che scorre sotto. E' bellissimo restare a guardare la gente che cammina, in più l'harmattan il vento secco, ha ripreso a soffiare.
Ho di fronte quest'enorme moschea, ma non posso scattare fotografie, non c'è la luce giusta! Sono arrivato verso sera in albergo, a riposarmi dalle fatiche del giorno, ma quando ho scoperto che anche questa costruzione è in parte di fango mi sono messo a ridere. Le scale che portano alle camere sono ricoperte di fango, ed anche il tetto del fabbricato è dello stesso materiale, come del resto tutta la sua parte esterna. Sorrido camminando per il cortile, sperando in un minimo di muratura a sorreggere questa struttura, perché alla prima pioggia qui tutto si squaglia! Ho montato la mia tenda sul tetto piatto dell'albergo. Ho potuto scegliere, se dormire in una stanza o montare la tenda sul tetto dell'albergo. Non ho avuto nessun dubbio e stanotte dormirò qui, sotto un cielo stellato. Mai dormito con una tenda sul tetto di un albergo, e già immagino l'alba domani mattina che sarà di un colore rosso fuoco, accompagnata da un cielo azzurro a fargli compagnia. In Africa l'alba è sempre magica! Fatta colazione stamani, ma con sorpresa, uscito dalla porta del ristorante che in realtà non esiste, perché sono sotto una tettoia, ho trovato una lunga fila di bambini tutti con una scodella in mano. La cosa mi ha incuriosito e sono rimasto a guardare. I piccoli erano in attesa dei nostri avanzi, del cibo avanzato sui tavoli. Dopo poco è uscito qualcuno e a ognuno di loro ha dato parte del cibo avanzato. Sono rimasti in silenzio, in attesa di ricevere la propria razione, forse l'unico pranzo del giorno. Sono rimasto a pensare e forse ho capito perché alla partenza non erano molte le persone che partivano per questa regione africana. Questa notte in lontananza si sentivano voci per la strada, prima persone cantare, poi i suoni dei tamburi, e per finire i Muezzin con le loro preghiere.
Stamani ogni stanchezza è stata rimossa e sono pronto a riprendere nuovamente il mio viaggio, oggi mi avvicinerò alla falaise e alla terra dei Dogon. Il modo migliore per affrontare una giornata di spostamento è sedersi accanto al finestrino a osservare il paesaggio. Sinceramente il Sahel me lo immaginavo così, con la terra rossa, gli arbusti e l'erba gialla ai lati della strada, seccati dalla siccità e piegati dal vento. Penso alla primavera, quando le piogge sono più abbondanti e all'esplosione di colori, già m'immagino il verde e il profumo nell'aria. Già perché ora nell'aria non ci sono odori, questo nei giorni scorsi m'aveva colpito, ma ora c'è poca acqua a disposizione e la natura riposa. Si viaggia sempre senza fretta, solo la strada poco asfaltata e le vibrazioni del mezzo rendono faticosa la giornata, ma ormai sono quasi arrivato e domani potrò camminare nella falaise. La falaise è una grossa depressione, che si trova a sud della grande ansa formata dal fiume Niger, una terra arida e assolata dove abita una delle popolazioni più enigmatiche del nostro pianeta: i Dogon. Quando scendo calandomi tra i grossi massi per raggiungere la base della falaise, incontro subito un primo villaggio Dogon e capisco di essere davanti a un posto unico.
Il villaggio che ho di fronte è stato costruito...


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