Etiopia

7/8

di Flaming June

Entriamo in territorio Karo, i due giorni più faticosi in assoluto, perchè la zona è una steppa desertica a tratti infestata dalle mosche tse-tse. L' unico modo per evitarle è stare trincerati in macchina, sicchè capita di fare anche un'ora e mezza senza potersi fermare e scendere... coi finestrini siggillati, 40° fuori = 50° dentro...
...i Karo poi... gente strana! Arriviamo finalmente in un villaggio e non facciamo in tempo a scendere dalle macchine, che dobbiamo subito andare via perchè la nostra fulminea presenza scatena una lite furibonda fra i due ( presumibilmente ) capi, uno vecchio e uno giovane.

In un altro villaggio ci cacciano via perchè dicono che percepiscono in noi una forte negatività!!!!
Fino a che però sul nostro cammino non incontriamo una " Capa " che si rivela un gran personaggio. E' simpatica, autorevole e insperatamente ospitale! Un po' diva, vuole essere fotografata ma la cosa straordinaria è che studia lei le pose e sceglie lei gli sfondi!!!
Ci fa' da cicerone nel suo villaggio, ci mostra le macine per il sorgo e ordina alle donne di farci vedere come si fa'... I Karo vivono di agricoltura e sono grandi produttori di miele; sono sedentari ma a volte sono costretti a spostarsi per la presenza della mosca tse-tse. Sono alti e slanciati, hanno innumerevoli pearcing e un'acconciatura particolarissima: una sorta di scalpo cui sono attaccati una moltitudine di palline di argilla impastata con grasso animale.
L' eccentrica capa, infine, ci offre una immonda mistura a base di tabacco e miele che siamo costretti ad accettare perchè qualcosa ci dice che non è il caso di contrariarla!
Risaliamo il fiume sino al Mago National Park, abitato dai Mursi e dai Bumi. L' etnia Mursi è fra le tribù dell'Omo quella più conosciuta per via del particolare piattino labiale delle donne.
La macroscopica deformazione sinceramente non può non impressionare! Soprattutto se si pensa alla tortura che si deve subire per ottenerla: nell'incisione del labbro inferiore viene inserito un piattino di terracotta via via più grande; poi si estraggono ( Dio mio che male! ) gli incisivi inferiori affinchè il piattino possa poggiare sul palato e quindi rimanere ben teso... il piattino viene tolto per mangiare, e allora un labbrone enorme pende sul mento! Su questa tradizione culturale gli antropologi non sono ancora giunti a una spiegazione comune: per alcuni l' uso del piattino è da assimilare a tutte le altre pratiche estetiche fortemente diffuse presso le popolazioni tribali; per altri invece l' uso trova la sua fonte nell' esigenza di sottrarre le donne alla tratta degli schiavi: sembra infatti che i Mursi siano stati risparmiati alla schiavitù proprio per via del viso orrendamente deturpato, che faceva orrore ai possibili compratori e quindi ne rendeva inutile la tratta.I Mursi vivono di allevamento, sono alti e particolarmente belli (malgrado tutto! ), il corpo è statuario e inciso da numerose scarificazioni. Sono fieri e aggressivi, in lotta con molte tribù della Valle ancora oggi. In loro l'atteggiamento fortemente interessato nei confronti dei turisti è molto radicato, il contatto con loro è stato quindi da un punto di vista umano fortemente deludente.

 

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